mercoledì 11 aprile 2012

La Cassazione si pronuncia sul "furto d'identità"

Secondo la Suprema Corte, sentenza n. 12479, "integra il reato di sostituzione di persona la condotta di chi crea e utilizza un account di posta elettronica attribuendosi falsamente le generalità di un'altra persona".
Nel caso specifico erano stati utilizzati i dati anagrafici di una donna per aprire, a insaputa e senza il consenso dell'interessata, un account e una casella di posta elettronica per far ricadere sulla stessa le morosità dei pagamenti relativi all'acquisto di beni mediante aste on line. Nella sentenza si rileva che "la partecipazione ad aste on line con l'uso di pseudonimo presuppone necessariamente che a tale pseudonimo corrisponda una reale identità, accertabile on line da parte di tutti i soggetti con i quali vengono concluse compravendite. E ciò, evidentemente, al fine di consentire la tutela delle controparti contrattuali nei confronti di eventuali inadempimenti".
E' evidente, pertanto, come la condotta di chi apre e utilizza l'account a nome di un altro possa indurre in errore gli utenti della rete internet.
Peccato, però, che il reo di tale condotta penalmente rilevante sia stato punito solo con una semplice sanzione di 1.140 euro!

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