martedì 21 dicembre 2010
Telemarketing: Registro delle opposizioni al via!
A tal fine, la realizzazione e gestione del Registro è stata affidata dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Fondazione “Ugo Bordoni” attraverso un contratto di servizio che ne sottolinea la natura di ente terzo, indipendente, impegnato in attività di pubblico interesse.
La domanda che ci si pone è, tuttavia, se questo registro riuscirà veramente a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di riservatezza degli abbonati agli elenchi telefonici pubblici (che potranno decidere di non ricevere più telefonate commerciali di disturbo) e gli operatori del settore (ovvero le imprese che utilizzano lo strumento del telemarketing per promuovere i propri servizi e prodotti).
giovedì 2 dicembre 2010
Le procedure per l’invio telematico dei certificati medici non rispettano la normativa attualmente in vigore
Comunicato Stampa Anorc
I certificati medici on line rischiano di non avere validità legale e le procedure di conservazione sostitutiva di tali documenti sembrano non essere in linea con la normativa. Le spiegazioni giunte da Palazzo Vidoni non sono rassicuranti e il Presidente ANORC ribadisce i dubbi sollevati sulla correttezza della procedura prevista nella Circolare 11 marzo n. 1
Lecce, 2 dicembre 2010. L’avv. Andrea Lisi, Presidente dell’ANORC (Associazione Nazionale Operatori e Responsabili Conservazione digitale dei documenti) non si sente per nulla rassicurato dalle spiegazioni fornite da Palazzo Vidoni e conferma quanto già ribadito durante il convegno ''Information security hospital'' svoltosi a Roma il 30 novembre.
L’avv. Lisi aveva chiarito che 'Il cittadino lavoratore, infatti, quando si stampa il certificato, riceve in realtà una semplificazione. Stampa cioè un foglio in pdf senza la firma digitale del medico, e dunque tale documento rischia d non avere alcun valore legale. Il medico - prosegue l'esperto - per compilare il certificato, si deve autenticare al Sac (Sistema di accoglienza centrale) con una sorta di firma elettronica, ma non è una firma digitale digitale''. Oltre a questo Lisi aveva messo in evidenza anche la questione della conservazione dei documenti digitali. "Chi li deve conservare - si era chiesto Lisi - visto che la legge non specifica chi debba farlo? E se non c'è il conservatore, chi garantisce che nel tempo questi documenti non si deterioreranno? Deve esserci infatti una figura preposta che si occupi nel tempo di usare i formati adatti, che nel tempo cambiano, su cui salvare e conservare i documenti”. Il pdf, ad esempio, “non garantisce in maniera assoluta la memoria digitale. È uno dei formati possibili al momento, ma non si sa con certezza cosa succederà nel futuro”.
Si ricorda, in proposito, che la procedura di trasmissione telematica dei certificati di malattia era stata introdotta con la Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2010 n. 1: rischia, quindi, di essere tutto non valido giuridicamente?
Da Palazzo Vidoni, ovviamente, non la pensano così e nello stesso giorno arriva la replica: “è opportuno precisare che con la nuova procedura il certificato di malattia diventa digitale ed è assolutamente in linea con il Codice dell’amministrazione digitale. Il sistema di trasmissione, infatti, consente al medico l’invio telematico del certificato di malattia attraverso la Carta nazionale dei servizi o apposite credenziali di accesso (costituite da un codice identificativo e da un pincode) che garantiscono l’identificazione certa dell’autore. Lo stesso Cad riconosce ai dati così trasmessi la piena validità come documento informatico. La copia cartacea rilasciata dal medico al lavoratore, ovvero la copia pdf che il lavoratore può “scaricare” in qualunque momento tramite il sito dell’Inps, rappresenta invece sola una copia del documento informatico inviato” . A proposito dei dubbi espressi da Lisi circa la conservazione dei certificati di malattia inviati in modalità telematica, gli esperti di Brunetta ricordano che “questa è garantita dai sistemi informativi dell’Inps”.
La risposta fornita dal Ministero non ha per nulla convinto l’avv. Lisi, il quale ribadisce e specifica che “i certificati medici on line, così come sviluppati dalla normativa regolamentare, rischiano di non essere in linea con la normativa primaria attualmente contenuta nel Codice dell’Amministrazione Digitale; le precisazioni che arrivano da Palazzo Vidoni non rassicurano per nulla su una procedura che è nata monca, cioè senza firma digitale, la quale è l’unico sigillo informatico in grado di garantire a documenti delicati come i certificati medici piena validità legale. Infatti, la procedura, come confermata dai consiglieri di Brunetta, permette solo un processo di autenticazione del medico senza consentire la necessaria “sottoscrizione” del documento medico, il quale viene così consegnato quale semplice pdf al cittadino/lavoratore (e un pdf senza firma è come un foglio di carta senza firma). Anche il voler rassicurare gli utenti di questi servizi dicendo tranquillamente che tutto è in linea con il Codice dell’amministrazione digitale è profondamente sbagliato, perché – ammesso che queste procedure di autenticazione con CNS e/o id e pw – possano essere considerate firme elettroniche semplici, il CAD (art. 21 CAD) riferisce che i documenti informatici privi di firma digitale e semplicemente firmati elettronicamente sono “liberamente valutabili dal giudice” e rischiano di non soddisfare la forma scritta se non garantiscono in maniera oggettiva caratteristiche di qualità, integrità, immodificabilità e sicurezza. Inoltre, l’art. 65 lett. c) permette sino al 31 dicembre 2010 l’invio di istanze alle P.A. previa ID e PW e, ormai, deve considerarsi in via di abrogazione, in quanto non è più stato prorogato dal legislatore”.
“Infine” – prosegue Lisi - “nulla è stato spiegato sulle regole di conservazione di questi documenti “firmati” che dovrebbero essere custoditi nel tempo, con i relativi metadati, i quali consentirebbero nel tempo la verifica della firma elettronica del medico. Si è detto semplicisticamente che i documenti firmati verrebbero garantiti dai sistemi informativi dell’INPS! Ma in questo modo si ammette candidamente che si sta violando proprio la normativa primaria, perché non si è sviluppato il sistema di conservazione digitale a norma di questi documenti informatici, come previsto dall’art. 44 del CAD.
Chi è il Responsabile della Conservazione digitale nell’INPS? E’ stato nominato un Responsabile della Conservazione sostitutiva nazionale, forse? E’ chi è a svolgere tale delicata funzione? I medici e i lavoratori, in quanto titolari e diretti interessati di questi documenti, non hanno forse diritto di sapere se si stanno rispettando le regole della conservazione digitale previste dalla legge?”.
Conclude l’avv. Lisi osservando che “andando avanti con queste semplificazioni giuridiche stiamo non solo sgretolando regole fondamentali del diritto dell’informatica, ma soprattutto stiamo riducendo, sino a cancellarle, le garanzie fondamentali dei cittadini di ricevere documenti autentici e validi giuridicamente. Sono certo dell’interesse e dell’entusiasmo del Dipartimento per la pubblica amministrazione e l’innovazione verso l’utilizzo delle tecnologie digitali ai fini della semplificazione amministrative e per favorire un processo di trasparenza nei confronti del cittadino, ma occorre procedere con attenzione e garantendo la certezza del diritto”.
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mercoledì 1 dicembre 2010
Pubblicata la procedura di accertamento dei dispositivi automatici di firma
Procedura di Accertamento (OCSI/ACC/01/2010/PROC v1.0, 2-11-2010)
Documento di Supporto (OCSI/ACC/02/2010/DDS v1.0, 2-11-2010)
sabato 6 novembre 2010
Wi-fi Libero sì, ma con Carta d'Identità Elettronica sin da quando sei neonato: è una contraddizione o no?
Salvo qualche voce isolata un po' critica (leggo con interesse gli amici Guido Scorza - http://www.guidoscorza.it/?p=2235 - e Fulvio Sarzana di Sant'Ippolito - http://www.repubblica.it/politica/2010/11/05/news/pacchetto_sicurezza-8775432/?ref=HREC1-5 - che qualche dubbio timidamente se lo pongono), tutti intenti ad applaudire l'avvio di un'ondata di libertà su internet! Finalmente il WWW torna ad essere il Far Web di sempre, come nel resto del mondo! E il fatto che il Procuratore Nazionale Antimafia Grasso si permetta di dire che Internet possa essere anche un luogo dove ladroni, mascalzoni, mafiosi e pedofili viaggino indisturbati fa solo sorridere ai più, perchè il solito "poliziotto" non si rende conto di cosa è Internet e che i "vecchi metodi" ("favorisca i documenti, prego!") non servono, ma al massimo ci si deve adoperare con filtri preventivi alla navigazione e altri strumenti sofisticati di lotta alla cybercriminalità, più in linea con la realtà virtuale.
Ma davvero questi nuovi metodi possono controllare Internet e possono aiutare i "poliziotti" nella lotta ai cybercriminali e soprattutto siamo abbastanza evoluti sotto questo punto di vista? E stiamo andando veramente verso questa direzione?
Nessuno, almeno da quello che ho letto in giro, nella foga di scrivere il "pezzo giusto" sul wi-fi libero ha provato a legare due diverse dichiarazioni di Maroni fornite lo stesso giorno e nello stesso momento davanti alla stampa. Da una parte il Ministro ha spiegato che il Decreto Pisanu "va in soffitta" (ammesso che sia veramente questa l'intenzione e lo vedremo), dall'altra ha riferito che il medesimo "pacchetto sicurezza" prevede la reintroduzione (gratuita per tutti) della Carta d'Identita Elettronica (che sarà rilasciata sin dalla nascita: "da quando si è neonati", ha dichiarato sollennemente e con grande entusiasmo il Ministro!). Ma lo sappiamo a che serve questo (criticatissimo) strumento? Semplicemente ad essere riconosciuti sul Web!
E' giusto? E' sbagliato? La direzione è sempre la stessa: il Web non può essere il "Far Web" e occorre dotarsi di strumenti di identificazione in modo che il mondo virtuale coincida con quello reale e le identità personali digitali coincidano con le identità fisiche. Giusto o sbagliato che sia si andrà inevitabilmente verso questa direzione, ci piaccia o non ci piaccia. Perchè sempre di più la nostra appartenenza ad una comunità si misurerà nella Società dell'Informazione, la quale ci vorrà conoscere, pretenderà di identificarci per offrirci i suoi servizi e ci chiederà forme di riconoscimento sempre più invasive, non per pruriti voyeristici, ma per esigenze di tutela e di controllo proprie di qualsiasi assetto organizzativo e sociale.
Questo è il futuro che ci aspetta: ci libereremo (forse) della carta di identità cartacea da fornire preventivamente al nostro fornitore di rete wi-fi, ma accederemo a Internet previa (necessaria) identificazione con carta d'identità elettronica.
E, forse, è inutile urlare al vento la nostra acritica rabbia, ma dobbiamo iniziare ad accettare questa evoluzione verso la vita digitale e magari chiederci semplicemente se questi strumenti che ci continua a propinare il nostro legislatore siano realmente efficaci ad identificarci o se dobbiamo utilizzarne altri.
Intanto, una cosa è certa: questo Governo, in un paio d'anni, in un modo o nell'altro sta cercando di recuperare due strumenti che si erano rivelati un fiasco completo tutto italiano: prima la PEC e adesso la CIE!
giovedì 28 ottobre 2010
La polizia ci spia su Facebook..
AGGIORNAMENTO
Una notizia ANSA delle 16:30 di ieri ha chiarito che la polizia "non può accedere ai profili degli utenti di Facebook, se non dopo un'autorizzazione del magistrato e con l'utilizzo di una rogatoria internazionale". Lo precisa il direttore della polizia postale e delle comunicazioni, Antonio Apruzzese, in riferimento all'articolo dell'Espresso.
Un dubbio però resta: in questo fatidico incontro tra Facebook e la nostra polizia postale (che in realtà si sarebbe tenuta a Roma e non a Palo Alto come scrive l'espresso) cosa si sono detti? Che tipi di accordi hanno raggiunto? Penso che ci saranno altri aggiornamenti..
NON PAGHI LA RETTA DELL’ASILO DI TUO FIGLIO? ATTENTO O FINIRAI SUL WEB COME MOROSO…
Pont Saint Martin è un Comune al confine tra Valle d’Aosta e Piemonte che non conta neanche quattromila abitanti, ma è dotato di un sito internet molto efficiente, forse fin troppo…
Con delibera del 3 settembre 2010, pubblicata sull’apposito sito web del Comune, la Giunta rendeva note le ingiunzioni di pagamento con le generalità non solo di chi non aveva versato il canone dovuto per il servizio mensa (dunque i genitori dei bambini), ma anche i nomi dei minori (!!!) che hanno usufruito del servizio mensa, oltre all’ammontare del debito, comprensivo di multa. A rendere ancora più paradossale la vicenda è l’importo esiguo di tali ingiunzioni, che variano da un minimo di 144,13 ad un massimo di 1.624,35 euro...
Tale pubblicazione ha innescato una reazione a catena di proteste, anche a livello nazionale, provocando una specie di “gogna” mediatica di tale spessore da interessare il Garante privacy che, con comunicato stampa del 27.10.2010, ha reso noto di aver aperto un’istruttoria ad hoc “sulla diffusione dei nomi di chi non è in regola con il pagamento della retta dell’asilo”. L'autorità ha anche inviato una lettera al Comune di Pont-Saint-Martin con cui ha ricordato come lo stesso Garante si sia più volte espresso nel senso di ritenere "illecita la diffusione di dati personali mediante la pubblicazione di avvisi di mora o di sollecitazioni di pagamento”, sottolineando nuovamente come tali tipi di informazioni debbano essere comunicati personalmente alle parti interessate, in quanto la loro diffusione deve limitarsi a consistere in “avvisi di carattere generale”.
Tale nota dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha indotto l’amministrazione a togliere l’atto amministrativo in questione dal sito.
Il Sindaco ha spiegato che la pubblicazione di tali dati risponde a quanto prescritto nel relativo regolamento comunale: a questo punto sarebbe auspicabile una sua modifica, in via di autotutela, essendo probabilmente ormai prescritto ogni ricorso giurisdizionale…
Guido Yeuillaz ha inoltre aggiunto, forse per risparmiarsi almeno l’accusa di discriminazione, che nell’elencazione dei genitori morosi compaiono sia italiani che stranieri, prendendo così le distanze dal comune di Adro…
venerdì 22 ottobre 2010
E' arrivato Vivifacile!!
Vivifacile il nuovo portale della Pubblica Amministrazione |
mercoledì 20 ottobre 2010
Il "collegato lavoro" modifica il Codice Privacy
venerdì 15 ottobre 2010
ILLEGITTIMA LA CLAUSOLA DEL BANDO PER L’AFFIDAMENTO DI LAVORI PUBBLICI CHE IMPONE ALLE DITTE LA DISPONIBILITA’ ANCHE DELLA PEC
mercoledì 13 ottobre 2010
Informazioni commerciali: al via i lavori del codice
venerdì 1 ottobre 2010
Approvati i nuovi Incoterms 2010!
Il Suap prende finalmente forma
Sembra davvero che stia per realizzarsi il sogno di ogni imprenditore: poter aprire un'impresa in un giorno!
non è più pec, non è più cec pac, non è più pecu...

.
...ma è PostaCertificat@!!! Così viene presentata su https://www.postacertificata.gov.it/home/index.dot e nelle ultime circolari interne del Ministero!
E i cittadini italiani dovrebbero capirci qualcosa?!? ;-)
Il numero di caselle attivate ad oggi è di: 174.473!!!
Ci rendiamo conto dell'incredibile flop di qusto servizio profumatamente pagato dallo Stato Italiano??
Per non parlare degli avvocati che si sono registrati alla cec pac e hanno comunicato quell’account all’ordine degli avvocati! Un account che ovviamente serve solo nei rapporti cittadino-PA!
Pazzesco il caos che c’è in giro…
Bah! Ciao a Tutti! Andrea