Denunciando di ricevere pesanti e-mail dal contenuto osceno, oggi la Boldrini ha osservato questo: denunciare gli autori di questi contenuti sul web "è come svuotare il mare con un bicchiere. Credo che ci dobbiamo tutti fermare un momento e domandarci se vogliamo cominciare a pensare alla rete come a un luogo reale, dove persone reali spendono parole reali, esattamente come altrove. Cominciare a pensarci, discuterne quanto si deve, poi prendere delle decisioni misurate, sensate, efficaci. Senza avere paura dei tabù che sono tanti, a destra come a sinistra. La paura paralizza. La politica deve essere coraggiosa, deve agire".
Io concordo sostanzialmente con la Boldrini e mi sembrano parole ragionevoli.
Da tempo sostengo che la Rete non è e non deve essere il Far Web e non ha più senso difendere l'anonimato in sè, come valore assoluto, nel momento in cui ormai la Rete è diventato uno strumento straordinario non solo di comunicazione, ma anche di condivisione, di scambio e di sviluppo di servizi per cittadini, professionisti, PA e imprese.
Oggi occorre riflettere con attenzione per evitare che la necessaria tutela della persona offesa da comportamenti illeciti perpetrati attraverso il web e che si esplica anche attraverso la corretta identificazione della persona digitale che è responsabile delle sue azioni (perchè anche se è on line poggia i suoi piedi nel mondo reale) non giustifichi un potere dello Stato a censurare arbitrariamente il libero pensiero che oggi si manifesta in modo illimitato e libero attraverso i binari di internet.
Identificare è giusto, ma censurare no...
In particolare, credo che, invece di paralizzarci dietro un comodo e vuoto atteggiamento di difesa della libertà e dell'anonimato sul web, abbiamo il dovere di trovare un equilibrio possibile tra le esigenze corrette di identificazione e il giusto diritto di critica e di libertà di pensiero che con il web dispone di ali prima limitate.
In particolare, chi oggi osserva (correttamente) che ciò che è lecito on line è e rimane illecito anche off line allora non può non condividere che la libertà di espressione trova il suo naturale limite proprio nel diritto altrui a non essere diffamato, minacciato o violato nei suoi diritti.
Del resto lo stesso art. 29 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo recita così: "nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico, e del benessere generale in una società democratica".
Questo deve valere anche per Internet e trovo giusto e inevitabile interrogarsi con coraggio e senza patetici e aprioristici atteggiamenti di chiusura su come concretizzare tali principi universali per una realtà così variegata come il web.
E l'identificazione dell'autore è l'unico mezzo possibile di tutela per chi subisce un illecito on line...
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