mercoledì 17 aprile 2013

Testamento digitale: Google introduce l’Inactive Account manager

Google ha appena lanciato un nuovo servizio per i propri account, l’Inactive Account manager, che permette di gestire attraverso una serie di opzioni il proprio indirizzo Gmail e il relativo contenuto nel caso di un lungo periodo di inattività o, cosa ancor più interessante, in caso di decesso del proprietario dell'account. Il servizio è stato attivato anche per gli abbonati a Google+, a Youtube, nonché ai fruitori del servizio della “nuvola” telematica Drive.
Le opzioni messe a disposizione da Google sono liberamente impostabili, si può stabilire ad esempio di "estinguere" il proprio account nel caso di un periodo di inattività di una certa durata, scegliendo che alla fine di tale termine
il contenuto automaticamente venga cancellato, o ancora venga fatto convergere verso un secondo indirizzo, quello di un parente, un erede o comunque una persona fidata.
"Che cosa vuoi fare di foto, email e documenti quando smetti di utilizzare il tuo account? Google ti consente di decidere. Potresti scegliere di condividere i tuoi dati con un amico o un familiare fidato oppure potresti scegliere di eliminare completamente il tuo account. Sono molte le situazioni che potrebbero impedirti di accedere o di utilizzare il tuo account Google. Qualunque sia il motivo, ti offriamo la possibilità di decidere cosa fare dei tuoi dati. Con Gestione account inattivo puoi decidere se e quando il tuo account deve essere trattato come inattivo, ciò che accade ai tuoi dati e chi viene informato": questa la presentazione del servizio da parte di Google che sembra un tentativo di stare al passo con la sempre maggiore quantità di informazioni personali “depositate” sul web e il cui destino è tuttora piuttosto insicuro a fronte di disposizioni legislative ancora lacunose in materia di lascito digitale.

lunedì 15 aprile 2013

Open Data: dalla Ue il sì alla liberalizzazione dello sfruttamento

I 27 Paesi della UE sono giunti recentemente ad un accordo circa la liberalizzazione dello sfruttamento commerciale degli open data non personali in possesso delle pubbliche amministrazioni. Secondo Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l'innovazione digitale, questa svolta determinerà dei vantaggi economici e delle nuove opportunità di business e occupazione. I dati, se non tutelati da diritto d’autore, dovrebbero essere messi a disposizione gratuitamente.

martedì 9 aprile 2013

Diritto d’autore: sentenza USA sulla musica di “seconda mano”

Un giudice newyorchese ha da poco emesso un’interessante sentenza concernente il diritto d’autore. Protagonista della vicenda la piattaforma ReDigi che offre agli utenti la possibilità di rivendere e comprare di seconda mano tracce musicali legittimamente acquistate, abbassandone il prezzo di circa 50 centesimi rispetto al costo su iTunes e senza chiedere alcuna autorizzazione alle etichette discografiche. Da qui la nascita di un contenzioso tra ReDigi e la Recording Industry Association of America (RIAA).
Il giudice newyorchese con la sua sentenza ha dato ragione alle major discografiche, stabilendo che la distribuzione non autorizzata dei file musicali su Internet rappresenta una chiara violazione del diritto d'autore e che l’attività di rivendita dovrebbe essere soggetta all'autorizzazione dei legittimi detentori dei diritti.

Questo nonostante la normativa statunitense preveda il principio dell'esaurimento del diritto di distribuzione, in base al quale l'acquirente può a sua volta legittimamente regalare o vendere un prodotto protetto da proprietà intellettuale.

mercoledì 3 aprile 2013

Alcuni garanti europei contro la privacy policy di Google

I Garanti privacy di 5 diversi Paesi dell’UE (Francia, Olanda, Spagna, Germania, Italia) e alcune organizzazioni inglesi accusano Google di non gestire in maniera trasparente i dati dei suoi utenti e di lasciare tuttora nel vago alcune informazioni importanti, come, ad esempio, quanti e quali dati acquisisce sui propri utenti e per quanto tempo li conserva.
Già agli inizi dello scorso anno un Gruppo costituito dalle Autorità privacy dei 27 Paesi dell'UE aveva analizzato la privacy policy di Google per verificare che fosse in linea con i principi enunciati nella direttiva europea 95/46/CE sulla protezione dei dati. In seguito a questa verifica era stato chiesto a Google di adottare, entro 4 mesi, una serie di modifiche per adeguarsi alle disposizioni vigenti. Al termine di questo periodo, in un recente incontro con i rappresentanti dell’azienda, è emerso che la stessa non ha di fatto apportato alcune modifiche sostanziale alla sua privacy policy tra quelle suggerite dalle Autorità dell'Unione. Di conseguenza ognuna delle sei Autorità coinvolte ha aperto un’istruttoria per ulteriori accertamenti nei confronti di Google inc (compreso il nostro Garante privacy, con lo scopo di verificare, in particolare, che la società californiana rispetti i principi di pertinenza, necessità e non eccedenza dei dati trattati e gli obblighi di informativa e consenso).

martedì 2 aprile 2013

Sicurezza: una falla nella chat di Ruzzle, pericolo intrusione

I ricercatori del team italiano Hacktive Security (società italiana specializzata in sicurezza informatica) hanno recentemente scoperto una vulnerabilità nell’applicazione Ruzzle (gioco di parole scaricato da circa 25 milioni di utenti nel mondo e prodotto da un’azienda svedese, la Mag Interactive) che rende possibile rubare l'identità di un qualsiasi utente, consultare la sua lista di partite giocate o farne delle nuove, introdursi nella chat privata leggendo i messaggi precedenti o scrivendone altri. Dopo una prima segnalazione del problema la Mag Interactive  ha rilasciato un primo aggiornamento che "offusca il protocollo di comunicazione" e che, secondo gli esperti della Hacktive Security, non risolve la possibilità di intrusioni e il potenziale furto d'identità.