martedì 21 dicembre 2010

Telemarketing: Registro delle opposizioni al via!

Il Registro pubblico delle opposizioni (istituito con D.P.R. 7 settembre 2010, n. 178 pubblicato in Gazzetta Ufficiale 2 novembre 2010, n. 256) a breve sarà operativo e pronto ad accogliere tutti gli abbonati telefonici che non desiderano più essere contattati e disturbati telefonicamente per finalità commerciali o promozionali. Ciascun abbonato, infatti, potrà chiedere che il proprio numero telefonico sia iscritto gratuitamente nel registro.

A tal fine, la realizzazione e gestione del Registro è stata affidata dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Fondazione “Ugo Bordoni” attraverso un contratto di servizio che ne sottolinea la natura di ente terzo, indipendente, impegnato in attività di pubblico interesse.

La domanda che ci si pone è, tuttavia, se questo registro riuscirà veramente a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di riservatezza degli abbonati agli elenchi telefonici pubblici (che potranno decidere di non ricevere più telefonate commerciali di disturbo) e gli operatori del settore (ovvero le imprese che utilizzano lo strumento del telemarketing per promuovere i propri servizi e prodotti).

giovedì 2 dicembre 2010

Le procedure per l’invio telematico dei certificati medici non rispettano la normativa attualmente in vigore








Comunicato Stampa Anorc

I certificati medici on line rischiano di non avere validità legale e le procedure di conservazione sostitutiva di tali documenti sembrano non essere in linea con la normativa. Le spiegazioni giunte da Palazzo Vidoni non sono rassicuranti e il Presidente ANORC ribadisce i dubbi sollevati sulla correttezza della procedura prevista nella Circolare 11 marzo n. 1

Lecce, 2 dicembre 2010. L’avv. Andrea Lisi, Presidente dell’ANORC (Associazione Nazionale Operatori e Responsabili Conservazione digitale dei documenti) non si sente per nulla rassicurato dalle spiegazioni fornite da Palazzo Vidoni e conferma quanto già ribadito durante il convegno ''Information security hospital'' svoltosi a Roma il 30 novembre.

L’avv. Lisi aveva chiarito che 'Il cittadino lavoratore, infatti, quando si stampa il certificato, riceve in realtà una semplificazione. Stampa cioè un foglio in pdf senza la firma digitale del medico, e dunque tale documento rischia d non avere alcun valore legale. Il medico - prosegue l'esperto - per compilare il certificato, si deve autenticare al Sac (Sistema di accoglienza centrale) con una sorta di firma elettronica, ma non è una firma digitale digitale''. Oltre a questo Lisi aveva messo in evidenza anche la questione della conservazione dei documenti digitali. "Chi li deve conservare - si era chiesto Lisi - visto che la legge non specifica chi debba farlo? E se non c'è il conservatore, chi garantisce che nel tempo questi documenti non si deterioreranno? Deve esserci infatti una figura preposta che si occupi nel tempo di usare i formati adatti, che nel tempo cambiano, su cui salvare e conservare i documenti”. Il pdf, ad esempio, “non garantisce in maniera assoluta la memoria digitale. È uno dei formati possibili al momento, ma non si sa con certezza cosa succederà nel futuro”.

Si ricorda, in proposito, che la procedura di trasmissione telematica dei certificati di malattia era stata introdotta con la Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2010 n. 1: rischia, quindi, di essere tutto non valido giuridicamente?

Da Palazzo Vidoni, ovviamente, non la pensano così e nello stesso giorno arriva la replica: “è opportuno precisare che con la nuova procedura il certificato di malattia diventa digitale ed è assolutamente in linea con il Codice dell’amministrazione digitale. Il sistema di trasmissione, infatti, consente al medico l’invio telematico del certificato di malattia attraverso la Carta nazionale dei servizi o apposite credenziali di accesso (costituite da un codice identificativo e da un pincode) che garantiscono l’identificazione certa dell’autore. Lo stesso Cad riconosce ai dati così trasmessi la piena validità come documento informatico. La copia cartacea rilasciata dal medico al lavoratore, ovvero la copia pdf che il lavoratore può “scaricare” in qualunque momento tramite il sito dell’Inps, rappresenta invece sola una copia del documento informatico inviato” . A proposito dei dubbi espressi da Lisi circa la conservazione dei certificati di malattia inviati in modalità telematica, gli esperti di Brunetta ricordano che “questa è garantita dai sistemi informativi dell’Inps”.

La risposta fornita dal Ministero non ha per nulla convinto l’avv. Lisi, il quale ribadisce e specifica che “i certificati medici on line, così come sviluppati dalla normativa regolamentare, rischiano di non essere in linea con la normativa primaria attualmente contenuta nel Codice dell’Amministrazione Digitale; le precisazioni che arrivano da Palazzo Vidoni non rassicurano per nulla su una procedura che è nata monca, cioè senza firma digitale, la quale è l’unico sigillo informatico in grado di garantire a documenti delicati come i certificati medici piena validità legale. Infatti, la procedura, come confermata dai consiglieri di Brunetta, permette solo un processo di autenticazione del medico senza consentire la necessaria “sottoscrizione” del documento medico, il quale viene così consegnato quale semplice pdf al cittadino/lavoratore (e un pdf senza firma è come un foglio di carta senza firma). Anche il voler rassicurare gli utenti di questi servizi dicendo tranquillamente che tutto è in linea con il Codice dell’amministrazione digitale è profondamente sbagliato, perché – ammesso che queste procedure di autenticazione con CNS e/o id e pw – possano essere considerate firme elettroniche semplici, il CAD (art. 21 CAD) riferisce che i documenti informatici privi di firma digitale e semplicemente firmati elettronicamente sono “liberamente valutabili dal giudice” e rischiano di non soddisfare la forma scritta se non garantiscono in maniera oggettiva caratteristiche di qualità, integrità, immodificabilità e sicurezza. Inoltre, l’art. 65 lett. c) permette sino al 31 dicembre 2010 l’invio di istanze alle P.A. previa ID e PW e, ormai, deve considerarsi in via di abrogazione, in quanto non è più stato prorogato dal legislatore”.

“Infine” – prosegue Lisi - “nulla è stato spiegato sulle regole di conservazione di questi documenti “firmati” che dovrebbero essere custoditi nel tempo, con i relativi metadati, i quali consentirebbero nel tempo la verifica della firma elettronica del medico. Si è detto semplicisticamente che i documenti firmati verrebbero garantiti dai sistemi informativi dell’INPS! Ma in questo modo si ammette candidamente che si sta violando proprio la normativa primaria, perché non si è sviluppato il sistema di conservazione digitale a norma di questi documenti informatici, come previsto dall’art. 44 del CAD.

Chi è il Responsabile della Conservazione digitale nell’INPS? E’ stato nominato un Responsabile della Conservazione sostitutiva nazionale, forse? E’ chi è a svolgere tale delicata funzione? I medici e i lavoratori, in quanto titolari e diretti interessati di questi documenti, non hanno forse diritto di sapere se si stanno rispettando le regole della conservazione digitale previste dalla legge?”.

Conclude l’avv. Lisi osservando che “andando avanti con queste semplificazioni giuridiche stiamo non solo sgretolando regole fondamentali del diritto dell’informatica, ma soprattutto stiamo riducendo, sino a cancellarle, le garanzie fondamentali dei cittadini di ricevere documenti autentici e validi giuridicamente. Sono certo dell’interesse e dell’entusiasmo del Dipartimento per la pubblica amministrazione e l’innovazione verso l’utilizzo delle tecnologie digitali ai fini della semplificazione amministrative e per favorire un processo di trasparenza nei confronti del cittadino, ma occorre procedere con attenzione e garantendo la certezza del diritto”.

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Web-certificati: la firma digitale c'è o non c'è?

mercoledì 1 dicembre 2010

Pubblicata la procedura di accertamento dei dispositivi automatici di firma

Riportiamo un importante comunicato stampa dell'OCSI, datato 30 novembre, con il quale si rende pubblica la procedura di accertamento della conformità dei dispositivi di firma automatica.
Con riferimento al DPCM del 10 febbraio 2010 - “Fissazione del termine che autorizza l’autocertificazione circa la rispondenza dei dispositivi automatici di firma ai requisiti di sicurezza”, pubblicato in G.U. del 28 aprile 2010, n. 98, viene pubblicata la Procedura di Accertamento, mediante la quale è possibile accertare la conformità di dispositivi sicuri per l'apposizione di firme con procedure automatiche ai requisiti di sicurezza prescritti dalladirettiva 1999/93/CE sulla firma elettronica.
Come previsto dalla normativa di riferimento, oltre alla Procedura è stato predisposto un Documento di Supporto, che fornisce dettagli e approfondimenti utili al fine di agevolare la comprensione e l'applicazione della Procedura stessa.
Per poter sottoporre ad accertamento un dispositivo di firma è necessario presentare all'OCSI il modulo di richiesta accertamento, debitamente compilato.
Alla richiesta dovranno essere allegati i materiali indicati nel modulo stesso. Per ulteriori informazioni sulle modalità di attivazione e sui costi della Procedura di Accertamento si veda il Documento di Supporto.

sabato 6 novembre 2010

Wi-fi Libero sì, ma con Carta d'Identità Elettronica sin da quando sei neonato: è una contraddizione o no?

Eccoci tutti a brindare (in modo piuttosto acritico) per le nuove dichiarazioni di Maroni di ieri sul Wi-fi libero. Decreto Pisanu in soffitta, si legge in giro.
Salvo qualche voce isolata un po' critica (leggo con interesse gli amici Guido Scorza - http://www.guidoscorza.it/?p=2235 - e Fulvio Sarzana di Sant'Ippolito - http://www.repubblica.it/politica/2010/11/05/news/pacchetto_sicurezza-8775432/?ref=HREC1-5 - che qualche dubbio timidamente se lo pongono), tutti intenti ad applaudire l'avvio di un'ondata di libertà su internet! Finalmente il WWW torna ad essere il Far Web di sempre, come nel resto del mondo! E il fatto che il Procuratore Nazionale Antimafia Grasso si permetta di dire che Internet possa essere anche un luogo dove ladroni, mascalzoni, mafiosi e pedofili viaggino indisturbati fa solo sorridere ai più, perchè il solito "poliziotto" non si rende conto di cosa è Internet e che i "vecchi metodi" ("favorisca i documenti, prego!") non servono, ma al massimo ci si deve adoperare con filtri preventivi alla navigazione e altri strumenti sofisticati di lotta alla cybercriminalità, più in linea con la realtà virtuale.
Ma davvero questi nuovi metodi possono controllare Internet e possono aiutare i "poliziotti" nella lotta ai cybercriminali e soprattutto siamo abbastanza evoluti sotto questo punto di vista? E stiamo andando veramente verso questa direzione?
Nessuno, almeno da quello che ho letto in giro, nella foga di scrivere il "pezzo giusto" sul wi-fi libero ha provato a legare due diverse dichiarazioni di Maroni fornite lo stesso giorno e nello stesso momento davanti alla stampa. Da una parte il Ministro ha spiegato che il Decreto Pisanu "va in soffitta" (ammesso che sia veramente questa l'intenzione e lo vedremo), dall'altra ha riferito che il medesimo "pacchetto sicurezza" prevede la reintroduzione (gratuita per tutti) della Carta d'Identita Elettronica (che sarà rilasciata sin dalla nascita: "da quando si è neonati", ha dichiarato sollennemente e con grande entusiasmo il Ministro!). Ma lo sappiamo a che serve questo (criticatissimo) strumento? Semplicemente ad essere riconosciuti sul Web!
E' giusto? E' sbagliato? La direzione è sempre la stessa: il Web non può essere il "Far Web" e occorre dotarsi di strumenti di identificazione in modo che il mondo virtuale coincida con quello reale e le identità personali digitali coincidano con le identità fisiche. Giusto o sbagliato che sia si andrà inevitabilmente verso questa direzione, ci piaccia o non ci piaccia. Perchè sempre di più la nostra appartenenza ad una comunità si misurerà nella Società dell'Informazione, la quale ci vorrà conoscere, pretenderà di identificarci per offrirci i suoi servizi e ci chiederà forme di riconoscimento sempre più invasive, non per pruriti voyeristici, ma per esigenze di tutela e di controllo proprie di qualsiasi assetto organizzativo e sociale.
Questo è il futuro che ci aspetta: ci libereremo (forse) della carta di identità cartacea da fornire preventivamente al nostro fornitore di rete wi-fi, ma accederemo a Internet previa (necessaria) identificazione con carta d'identità elettronica.
E, forse, è inutile urlare al vento la nostra acritica rabbia, ma dobbiamo iniziare ad accettare questa evoluzione verso la vita digitale e magari chiederci semplicemente se questi strumenti che ci continua a propinare il nostro legislatore siano realmente efficaci ad identificarci o se dobbiamo utilizzarne altri.
Intanto, una cosa è certa: questo Governo, in un paio d'anni, in un modo o nell'altro sta cercando di recuperare due strumenti che si erano rivelati un fiasco completo tutto italiano: prima la PEC e adesso la CIE!

giovedì 28 ottobre 2010

La polizia ci spia su Facebook..

Nei giorni della visita del nostro Presidente della Repubblica in Cina apprendo qualcosa che, purtroppo nel male, ci avvicina molto.
A quanto si legge dalle pagine dell'Espresso (“La polizia ci spia su Facebook” di Giorgio Florian), i dirigenti della nostra Polizia postale hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione con il noto social network, che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli tra le pagine personali degli utenti senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari per una rogatoria internazionale.
Viene spontaneo domandarsi a che titolo la Polizia Postale effettui quest'accesso ai dati personali degli utenti di Facebook.
Reprimere i reati e sicuramente un nobile intento ma ci sono regole (quelle previste dal codice privacy) che devono essere rispettate e solo un magistrato può stabilire quando, come e con che limiti possano essere disapplicate.
Può davvero un accordo tra la polizia e un privato prevedere la possibilità di accesso incondizionato a tale mole di dati personali?? Sicuramente questa storia avrà degli sviluppi..


AGGIORNAMENTO

Una notizia ANSA delle 16:30 di ieri ha chiarito che la polizia "non può accedere ai profili degli utenti di Facebook, se non dopo un'autorizzazione del magistrato e con l'utilizzo di una rogatoria internazionale". Lo precisa il direttore della polizia postale e delle comunicazioni, Antonio Apruzzese, in riferimento all'articolo dell'Espresso.
Un dubbio però resta: in questo fatidico incontro tra Facebook e la nostra polizia postale (che in realtà si sarebbe tenuta a Roma e non a Palo Alto come scrive l'espresso) cosa si sono detti? Che tipi di accordi hanno raggiunto? Penso che ci saranno altri aggiornamenti..

NON PAGHI LA RETTA DELL’ASILO DI TUO FIGLIO? ATTENTO O FINIRAI SUL WEB COME MOROSO…

Pont Saint Martin è un Comune al confine tra Valle d’Aosta e Piemonte che non conta neanche quattromila abitanti, ma è dotato di un sito internet molto efficiente, forse fin troppo…

Con delibera del 3 settembre 2010, pubblicata sull’apposito sito web del Comune, la Giunta rendeva note le ingiunzioni di pagamento con le generalità non solo di chi non aveva versato il canone dovuto per il servizio mensa (dunque i genitori dei bambini), ma anche i nomi dei minori (!!!) che hanno usufruito del servizio mensa, oltre all’ammontare del debito, comprensivo di multa. A rendere ancora più paradossale la vicenda è l’importo esiguo di tali ingiunzioni, che variano da un minimo di 144,13 ad un massimo di 1.624,35 euro...

Tale pubblicazione ha innescato una reazione a catena di proteste, anche a livello nazionale, provocando una specie di “gogna” mediatica di tale spessore da interessare il Garante privacy che, con comunicato stampa del 27.10.2010, ha reso noto di aver aperto un’istruttoria ad hocsulla diffusione dei nomi di chi non è in regola con il pagamento della retta dell’asilo”. L'autorità ha anche inviato una lettera al Comune di Pont-Saint-Martin con cui ha ricordato come lo stesso Garante si sia più volte espresso nel senso di ritenere "illecita la diffusione di dati personali mediante la pubblicazione di avvisi di mora o di sollecitazioni di pagamento”, sottolineando nuovamente come tali tipi di informazioni debbano essere comunicati personalmente alle parti interessate, in quanto la loro diffusione deve limitarsi a consistere in “avvisi di carattere generale”.

Tale nota dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha indotto l’amministrazione a togliere l’atto amministrativo in questione dal sito.

Il Sindaco ha spiegato che la pubblicazione di tali dati risponde a quanto prescritto nel relativo regolamento comunale: a questo punto sarebbe auspicabile una sua modifica, in via di autotutela, essendo probabilmente ormai prescritto ogni ricorso giurisdizionale…

Guido Yeuillaz ha inoltre aggiunto, forse per risparmiarsi almeno l’accusa di discriminazione, che nell’elencazione dei genitori morosi compaiono sia italiani che stranieri, prendendo così le distanze dal comune di Adro…

La violazione della Privacy è stata ravvisata dalla consigliera di minoranza Cleta Yeuillaz che ha portato in Consiglio comunale la vicenda, affermando che la pubblicazione sul sito web dei genitori morosi ha in realtà esposto questi ultimi al giudizio da parte dei propri concittadini, "con il rischio di discriminazione all'interno di un piccolo paese come il nostro''.

venerdì 22 ottobre 2010

E' arrivato Vivifacile!!

Vivifacile il nuovo portale della Pubblica Amministrazione
Sembra un nuovo gioco a premi, di quelli dove vinci una bella rendita mensile che ti aiuta a "vivere facile" e invece si tratta del nuovo portale di servizi della Pubblica Amministrazione. 
Vivifacile realizza il nuovo approccio della Pubblica Amministrazione che vede al centro della propria azione la soddisfazione delle esigenze degli utenti, siano essi cittadini, professionisti o imprese.
In pratica, tramite un'unica registrazione su questo portale,  il cittadino, il professionista o l'impresa, possono accedere a tutti i servizi on line presenti e futuri della Pubblica Amministrazione centrale e locale. 
Il primo servizio disponibile riguarda la scuola ma non avendo figli non ho potuto effettuare la registrazione e provare il sistema. (Mi piacerebbe sapere come funziona effettivamente il servizio, se qualcuno può, si registri!).
L'iniziativa, comunque, sembra essere interessante, ogni cittadino avrà una propria interfaccia unica verso i servizi offerti dall'amministrazione. Ma, viene spontaneo chiedere, quali servizi sono attualmente così avanzati da permetterne una condivisione? Insomma, il portale c'è ed è un buon inizio ma i servizi arriveranno?

mercoledì 20 ottobre 2010

Il "collegato lavoro" modifica il Codice Privacy

Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge "collegato lavoro" alla manovra finanziaria 2009 (DDL 1167-b) in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Tra le numerose novità legate al mondo del lavoro e della pubblica amministrazione, segnaliamo la modifica apportata al “Codice della Privacy” relativamente alla disciplina del trattamento di dati personali effettuato da soggetti pubblici.
La modifica, secondo quanto riportato dal sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, ha lo scopo di bilanciare le esigenze di trasparenza nello svolgimento delle funzioni pubbliche nella P.A. e la necessità di tutelare la riservatezza dei dati personali.
Saranno oggetto di protezione soltanto le notizie concernenti la riservatezza dei dati strettamente personali, come ad esempio lo stato di salute o comunque atti a rivelare informazioni sensibili.

L'art. 14. del Disegno di Legge approvato sopprime, quindi, l’ultimo periodo del comma 1 dell'art.1 e aggiunge un nuovo comma 3 all’articolo 19:

3-bis. Le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni di chiunque sia addetto a una funzione pubblica e la relativa valutazione sono rese accessibili dall’amministrazione di appartenenza. Non sono invece ostensibili, se non nei casi previsti dalla legge, le notizie concernenti la natura delle infermità e degli impedimenti personali o familiari che causino l’astensione dal lavoro, nonché le componenti della valutazione o le notizie concernenti il rapporto di lavoro tra il predetto dipendente e l’amministrazione, idonee a rivelare taluna delle informazioni di cui all’articolo 4, comma 1, lettera d)”.



venerdì 15 ottobre 2010

ILLEGITTIMA LA CLAUSOLA DEL BANDO PER L’AFFIDAMENTO DI LAVORI PUBBLICI CHE IMPONE ALLE DITTE LA DISPONIBILITA’ ANCHE DELLA PEC

Con Ordinanza n. 736 del 30.9.2010 il TAR Lecce sez. III ha sospeso gli atti di gara per l’affidamento di un appalto di lavori pubblici in quanto al Giudice amministrativo è apparsa illegittima la clausola del relativo bando che impone che alle ditte concorrenti la contestuale disponibilità di “più forme di ricezione concernenti le suddette comunicazioni di gara (ossia domicilio, fax e posta elettronica certificata)”. A tanto il TAR giunge dopo aver valutato come la previsione, nel bando, di un obbligo a carico delle ditte partecipanti di indicare sia il fax che la posta elettronica certificata nella domanda di partecipazione al fine dell’invio delle comunicazioni, sia del tutto in contrasto con l’art. 79 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che individua questi due mezzi di comunicazione come alternativi e non cumulativi. Né il GA ha potuto omettere di considerare, nella propria pronuncia, come l’obbligo per le imprese già attive di munirsi di un indirizzo di posta elettronica non sarà operante prima del novembre 2011.

mercoledì 13 ottobre 2010

Informazioni commerciali: al via i lavori del codice

(da Newsletter Garante Privacy n.324 del 12 ottobre 2010)

Al via i lavori preparatori del codice deontologico per le imprese che offrono servizi di informazione commerciale. 
Con un provvedimento, di cui è stato relatore Francesco Pizzetti, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale, il Garante per la protezione dei dati personali ha invitato le associazioni di categoria interessate (operatori del settore, imprenditori, consumatori) a fornire il loro contributo in vista dell'adozione del codice che disciplinerà un ambito informativo di particolare rilievo per il sistema economico. I dati registrati dalle imprese che operano nel settore delle informazioni commerciali, infatti, possono riguardare aspetti organizzativi, finanziari o patrimoniali dell'attività svolta dagli operatori economici, ma possono anche fare riferimento a persone fisiche che svolgono ruoli di particolare responsabilità nelle società.
Il Codice di deontologia e buona condotta dovrà, in particolare, fissare le regole per la raccolta, l'elaborazione e la conservazione di tali informazioni, individuando anche idonei meccanismi per favorire la qualità e l'esattezza dei dati utilizzati.
Tutti i soggetti appartenenti alle categorie interessate e che ritengano di avere titolo a sottoscrivere il codice, sono dunque chiamati a comunicare la loro adesione o a confermarla se già espressa a seguito dell'invito formulato a suo tempo dall'Autorità.
Ai fini dell'ammissione ai lavori che porteranno all'adozione del Codice deontologico, il Garante, oltre a valutare la effettiva appartenenza alle categorie interessate alla sottoscrizione del codice, verificherà l'organizzazione e l'articolazione sul territorio dei soggetti che si ritengono rappresentativi, le attività da loro svolte in concreto anche con riferimento alla protezione dei dati personali, il numero dei soggetti effettivamente rappresentati in rapporto alla categoria.
Comunicazioni e documentazione potranno essere inoltrate, entro il 5 novembre 2010, al Garante per la protezione dei dati personali anche mediante e-mailcodiceinfocommerciali@garanteprivacy.it.

venerdì 1 ottobre 2010

Approvati i nuovi Incoterms 2010!


E' stata approvata dalla Camera di Commercio Internazionale (ICC) di Parigi la nuova versione degli Incoterms 2010. Come è noto un pò a tutti (tranne che a Silvia che ha ancora paura di questo parolone!), si tratta dei termini commerciali che individuano le responsabilità, le spese ed i rischi connessi alla consegna della merce nelle compravendite internazionali.
Pertanto, dal 1° gennaio 2011, per quanto concerne i termini di consegna delle merci vendute e in merito agli obblighi che le parti intendono inserire nei propri contratti, ci si dovrà uniformare a quanto è contenuto nel nuovo documento.

Il Suap prende finalmente forma

Sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale (GU n. 229 del 30-9-2010) due attesi decreti che agevoleranno definitivamente l'apertura di un'impresa.
Il DPR n.160 del 7 settembre 2010 contiene il Regolamento per la semplificazione ed il riordino della disciplina sullo sportello unico per le attività produttive che permetterà, finalmente ai SUAP di operare come unico soggetto pubblico di riferimento territoriale per tutti i procedimenti che abbiano ad oggetto l'esercizio di attività produttive e di prestazione di servizi, e quelli relativi alle azioni di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento, nonché cessazione o riattivazione delle suddette attività.
L'imprenditore non dovrà più recarsi presso ogni singolo sportello dell'amministrazione ma sarà lo stesso SUAP a provvedere all'inoltro telematico della documentazione alle altre amministrazioni che intervengono nel procedimento, le quali dovranno, a loro volta, adottare modalità telematiche di ricevimento e di trasmissione.
E' prevista, inoltre, l'istituzione del portale “Impresainungiorno” che fornendo servizi specifici ai vari SUAP, permetterà ai futuri imprenditori si seguire tutto l'iter procedimentale relativo all'apertura di una nuova impresa.
Il DPR n. 159 del 9 luglio 2010, invece, da il via libera alla costituzione delle Agenzie per le Imprese elencandone i requisiti e le modalità per l'accreditamento.
Tali Agenzie sono soggetti privati che potranno accertare e attestare la sussistenza dei requisiti e dei presupposti previsti dalla normativa per l'esercizio dell'attività di impresa e, fatti salvi i procedimenti che comportano attività discrezionale da parte dell'amministrazione, in caso di istruttoria con esito positivo, potranno rilasciare dichiarazioni di conformità che costituiscono titolo autorizzatorio per l'esercizio dell'attività.
Sembra davvero che stia per realizzarsi il sogno di ogni imprenditore: poter aprire un'impresa in un giorno!

non è più pec, non è più cec pac, non è più pecu...





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...ma è PostaCertificat@!!! Così viene presentata su https://www.postacertificata.gov.it/home/index.dot e nelle ultime circolari interne del Ministero!
E i cittadini italiani dovrebbero capirci qualcosa?!? ;-)
Il numero di caselle attivate ad oggi è di: 174.473!!!
Ci rendiamo conto dell'incredibile flop di qusto servizio profumatamente pagato dallo Stato Italiano??
Per non parlare degli avvocati che si sono registrati alla cec pac e hanno comunicato quell’account all’ordine degli avvocati! Un account che ovviamente serve solo nei rapporti cittadino-PA!
Pazzesco il caos che c’è in giro…
Bah! Ciao a Tutti! Andrea