Accedere al profilo Facebook di un dipendente o aspirante tale da parte del datore di lavoro senza il suo permesso sarebbe commettere un atto di pirateria informatica, farlo invece con il suo consenso e con i dati d’accesso forniti “spontaneamente” dall’interessato non lo è più. In questo modo si possono controllare le sue amicizie, le sue foto, i suoi post, per verificare che siano adeguati al ruolo ricoperto. Questa è la strada seguita, per esempio, da alcuni allenatori di squadre sportive universitarie degli Stati Uniti (University of North Carolin) e da alcuni enti nei confronti degli aspiranti dipendenti, come nel caso del Department of Corrections del Maryland, l’ente che si occupa della sorveglianza dei detenuti. Sulla questione si sono sollevate non poche polemiche e accuse di violazione della legge. Tra i tanti interventi, interessante quello di Frederic Wolens, portavoce di Facebook, il quale ha ribadito che solo il titolare dell'indirizzo di posta elettronica è considerato il proprietario dell'account Facebook e che dovrebbe essere vietato a chiunque richiedere le informazioni di accesso che appartengano ad altri.
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