Guardiamo tutti pazientemente e con una certa dose di
disagio quanto sta accadendo nel tessuto sociale, economico e politico del
nostro Paese. La crisi si avverte sempre di più e il mondo politico, invece di
cavalcare l’innovazione in un momento così delicato, resta immobile in una
imbarazzante paralisi, immerso come è nella palude che ha contribuito a
generare.
Tutto questo si riflette, come ben sappiamo, sul mercato. E
tutti noi oggi stiamo vivendo in un modo o nell’altro gli effetti negativi di
questa situazione. Credo che non possiamo restare immobili anche noi e
limitarci ad essere spettatori passivi, sperando in tempi migliori.
Non ce lo possiamo permettere.
“Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vedi quando
togli gli occhi dalla meta” ci ha detto Henry Ford.
Credo che una meta oggi ci sia, ci possa essere e si chiami
Innovazione Digitale applicata ai processi delle PA, delle aziende e dei
professionisti. Infatti, sistemi corretti ed efficienti di digitalizzazione
documentale garantirebbero trasparenza, risparmio ed efficienza (oltre che
tutela dell’ambiente). Eppure in questi giorni, guardando svogliatamente i
programmi proposti dai maggiori partiti italiani (PD, PDL e M5S) mi ha colpito
come essi contengano pochi principi generalissimi sull’argomento che denotano
una incredibile ignoranza in materia. Ed è incredibile che proprio un partito
come il M5S, così fuori dagli schemi e che sui binari di internet ha affilato
le sue armi , abbia dedicato così scarsa attenzione a questi argomenti.
Non basta tuonare proclami su una connessione Internet
libera per tutti per risolvere i problemi dell’Italia Digitale.
Ci sono da sviluppare strategie e programmi, difendere
regole tecniche che non arrivano mai, alfabetizzare cittadini e funzionari
pubblici. Altrimenti il Digitale servirà solo ad aggiungere caos al caos.
Al centro di ogni processo di digitalizzazione ci devono
essere:
- la consapevolezza da parte di tutti sugli strumenti che si
stanno adoperando,
- una profonda attenzione alla protezione e alla sicurezza
informatica dei data base
- una costante verifica dell’interoperabilità e
l’applicazione di standard internazionali nei sistemi che si propongono
- un serio e attento sviluppo di archivi digitali che
garantiscano una memoria autentica e affidabile nel tempo
- la certezza del diritto in tutte le operazioni che
avvengono on line.
Per garantire tutto questo occorrono una forte volontà
politica (che va costantemente stimolata su queste tematiche) e la creazione di
professionalità nuove e trasversali.
Per questo credo che l’appuntamento del 13 marzo a Roma, il
Dig.Eat (www.digeat.it), sia un’occasione da
cogliere per essere davvero protagonisti, far sentire la propria voce e
rilanciare il mercato del digitale documentale. Così come sarà importante
essere presenti, in quanto soci ANORC (www.anorc.it),
alla successiva assemblea del 14 marzo.
Durante il Dig.Eat saranno fondati Gli Stati Generali
della Memoria Digitale (info: https://www.digeat.it/news/il-13-marzo-durante-il-digeat-di-anorc-la-fondazione-degli-stati-generali-della-memoria),
che hanno proprio lo scopo di fungere da stimolo per il potere politico,
costituendo un organismo interassociativo e trasversale che possa essere da
pungolo costante per chi dovrà decidere il nostro futuro digitale.
Durante l’assemblea favoriremo la nascita di ANORC
Professioni, perché senza
una seria e garantita professionalità di Responsabili della conservazione digitale
(quindi, Record Document Manager) e Responsabili del trattamento del dati
personali (quindi, Privacy Officer) non si va da nessuna parte e non si possono
rendere i bit dei solidi mattoni su cui costruire le fondamenta della Società
dell’Informazione.
Per questo chiedo la partecipazione all’evento di tutti
coloro che credono nel digitale. Non potete mancare. Perché se non si è oggi
protagonisti di un cambiamento, allora è davvero inutile lamentarsi dopo.
Vi aspetto al Dig.Eat. Andrea Lisi (Presidente di ANORC)
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